Limite. E’ la parola che da circa 5 giorni torna più frequentemente nei miei pensieri.
Meno di una settimana fa ho preso un treno, con un paio di amiche sono andata a Milano, visitato una mostra, mangiato un panzerotto in piazza Duomo e passeggiato tra le vetrine.
Oggi non potrei più farlo, perché siamo chiusi in zona Rossa e tutto ciò è ben al di fuori dei nostri limiti.
Un virus esotico che colpiva solo persone con gli occhi a mandorla, non conoscendo limiti geografici improvvisamente ha fatto capolino qui nella Bassa dove, da sempre, ci si lamenta perché non succede mai nulla.
In un attimo attorno al nostro mondo si è alzato un muro di cristallo. Da fuori tutti ci guardano, ci raccontano (senza conoscerci) e ci giudicano. Nel nostro mondo circoscritto abbiamo dovuto imparare le nuove regole, capire che non tutto è scontato e riscoprire cose alle quali non si dava più peso.
Senza limite invece è la superficialità e l’ignoranza di chi cerca il dettaglio pulp, la difficoltà da esacerbare, di chi pur di fare un titolo non considera che, al di là del muro di cristallo, ci sono fragilità che resistendo all’attacco del virus potrebbero invece collassare sotto il peso dell’ansia.
Questa condizione offre la possibilità di superarlo un limite; ci consente di esser “gli altri”: quelli che vengono guardati con sospetto, che vorrebbero fuggire e non possono.
Il Coronavirus passerà, passeranno queste giornate di lavoro da remoto e di gruppi whatsapp e piano piano torneremo alla nostra vita.
Quando tra un anno facebook ci riproporrà queste riflessioni mi piacerebbe che ci trovasse migliori di come eravamo: avendo toccato con mano che il limite tra noi e loro può ribaltarsi in una notte e non sempre ci si trova dalla parte “buona”, avendo imparato che si può trovare anche il tempo per darsi una mano anche se non ci si conosce…e che qui nella Bassa, quando non succede nulla, in fondo ci si sta benissimo!
Barbara B.