Le forze dell’ordine non sono riuscite a tenere lontana la primavera dalla zona rossa.
Un esercito silenzioso di magnolie, narcisi e fiori di pesco ha portato colore in queste giornate grigie mentre nell’aria si spandeva soave il profumo delle viole.
Passata la febbre alle mie donne, per la prima volta da quando ci hanno confinati nella zona rossa siamo stati in campagna tutti insieme. Per Francesco è stata troppo forte la voglia di entrare con la bici nelle pozzanghere ed io non ho saputo dire di no al suo desiderio di libertà, di superare il limite. La stessa voglia di evadere che ci ha portato a sbracciarci, come se dovessimo spiccare il volo, per salutare un treno merci sul cavalcavia che porta al Mulino dei
Magnani. Il macchinista ha risposto sonoramente al nostro gesto con un fischio ripetuto.
Le nuove direttive circa le pratiche sportive sono ancora più stringenti per i 10 comuni accerchiati.
Ogni giorno i carabinieri sono impegnati a disperdere drappelli di ragazzini sui campetti da calcio con la scusa che i vicini hanno chiamato protestando per disturbo della quiete pubblica.
Nel weekend riapriranno i campi da tennis, ma solo per incontri singoli. Si rammenta che ad una palla corta non si può rispondere con un’altra palla corta, pena perdita del punto. Meglio giocare da fondo campo.
Si alla pallavolo, caldamente consigliata nella versione beach volley, ma vietato fare il muro quando l’avversario schiaccia.
Oggi avrebbe compiuto gli anni mia nonna.
Lei, insieme a tante altre donne, facevano la quarantena spinte dalla fame. A mondare il riso in Lomellina.
Cantava: “Codogno dove sei? Ti vedo da lontano, ti saluto con la mano, che ben presto ti rivedrò!”
Chissà cosa avrebbe pensato, ora che tutti sanno dov’è Codogno.
Marco M.