Caro diario, ieri una cosa certa c’era. Oggi non più.
A Codogno sono passate alcune ambulanze e dalle ultime notizie pare che si siano ripresentati alcuni casi di positività all’amico Covid-19, forse sei.
Dopo i sacrifici fatti nelle settimane precedenti e con l’assenza di contagi negli ultimi giorni, questa notizia è arrivata con lo stesse effetto che fa uno schiaffone in faccia.
D’altra parte ci sta, non è cosa certa che si esca dal rischio da un giorno all’altro, quindi manteniamo anche noi alta la tensione e soprattutto l’attenzione.
Però un po’ ci speravamo, incoraggiati dalle buone notizie che arrivano dalla Cina, il pensiero tendeva a dire Codogno è sanificata.
Dopo cinque settimane di clausura, comunque i dati sono positivi.
Molto diversi invece quelli di altre città, e seguendo la naturale escalation a livello di estensione, quelli di altre regioni, di altri stati, di interi continenti.
Ormai quello che all’inizio doveva essere poco più di un’influenza, ora è un problema planetario.
E’ un problema di tutti, ma anche in questo caso l’amico Covid-19 ci trova impreparati.
In Europa emergono importanti divergenze tra uno stato e l’altro, e in particolare come, dove, quante e quando reperire le risorse finanziarie necessarie per combattere questa guerra.
In pratica non si è d’accordo su niente.
In questo momento, dove bisogna agire con urgenza perché non c’è più tempo né dal punto di vista sanitario, né da quello economico, si rimandano le decisioni tra quindici giorni.
Sinceramente mi sto chiedendo se l’Europa esista ancora.
Ho il timore che se non si riuscirà a breve a trovare soluzioni efficaci, tra non molto si tornerà a prendere in mano i bastoni.
A furia di sperare, speriamo che questo fine settimana porti consiglio ai vari capi di stato e alle varie istituzioni e che le decisioni non vengano prese in funzione della nazionalità.
Solo così potremo essere uniti ed essere Fratelli d’Europa. #primaopoipasserà.
mp